Seconda conferenza europea dei servizi alla persona in Italia

delle Consigliere di Parità della Provincia di Modena
ai sensi dell’art.15, comma V, D.Lgs.11/04/2006 n. 198

Roma 14-15 ottobre 2009

Consigliere Modena

IN QUALITÀ DI CONSIGLIERE DI PARITÀ DELLA PROVINCIA DI MODENA ABBIAMO PARTECIPATO ALLA SECONDA CONFERENZA EUROPEA DEI SERVIZI A ROMA SVOLTA IL 14 E 15 OTTOBRE 2009, ORGANIZZATA DAL MINISTERO DEL LAVORO, DA ITALIA LAVORO E CON IL PATROCINIO DELLA RAPPRESENTANZA IN ITALIA DELLE COMMISSIONI EUROPEE.

Il tema dei servizi alla persona, negli ultimi 10 anni è entrato prepotentemente nelle agende dei governi europei. L'invecchiamento progressivo della popolazione, la crescita dell'occupazione femminile e i costi gravosi sostenuti dalle famiglie per l'assistenza, soprattutto in una fase di crisi economica acuta come quella attuale, hanno reso il tema uno dei più urgenti nel panorama delle politiche sociali e occupazionali.
In Italia, che sconta un ritardo rispetto agli altri grandi paesi partner sul piano delle politiche che aiutano le famiglie, la questione sta assumendo una rilevanza del tutto particolare. Per avere un'idea di quanto pesi il tema dei servizi alla persona nell'economia famigliare del nostro paese, è sufficiente esaminare alcuni dati. Secondo il Censis in Italia i collaboratori domestici sarebbero circa 1 milione 485 mila di cui 71,6% stranieri. Sono ormai 2 milioni 451 mila le famiglie che ricorrono a un collaboratore per l'assistenza a una persona anziana o disabile: il 10,5% delle famiglie italiane. Questi dati mettono in evidenza la dimensione economica del fenomeno, considerando che a un salario medio di 930 euro netti mensili il volume delle risorse destinate dalle famiglie ai servizi alla persona supera i 15 miliardi di euro e che la spesa media famigliare annua raggiunge i 6 mila euro e tutto ciò al netto dei contributi previdenziali.
Si tratta dunque di un comparto di vitale importanza sia per la dimensione occupazionale sia per l'impegno quanto mai gravoso sostenuto dai nuclei famigliari.
Va detto che il Welfare italiano è avaro verso le famiglie. Ad esempio: per il sistema di protezione sociale tout court l'Italia assegna 248,3 euro per abitante. Si tratta del dato più esiguo ben al di sotto dei 537 euro del valore medio dell'Europa a 15. Decisamente lontano dai quasi 800 euro della Germania, dei circa 650 euro della Francia, dei 795 euro della Danimarca, dei 933 euro della Svezia. Analogo quadro emerge osservando i dati relativi della spesa dell'assistenza giornaliera agli anziani (Eurostat parla di “assistenza nella realizzazione di compiti quotidiani”).
La media per abitante dell'Italia è pari a 5,4 euro mentre quella dell'Europa a 15 è 32 euro. I ritardi non sono solo di origine qualitativa ma anche quantitativa. Come ricorda l'Osservatorio Nazionale sulla Famiglia solo il 4,4% della spesa sociale è destinata alla cura dell'infanzia, a fronte dell'8% della media europea. Il nostro paese investe, per la spesa sociale, circa il 6% contro l'11,4 % della media europea.
Da tutto ciò risulta evidente che il modello italiano di prestazioni, che assegna alla famiglia un ruolo di ammortizzatori sociali di fatto, non è più sostenibile e sta incidendo negativamente sull'istituzione famigliare. Per questa ragione la Conferenza europea dei servizi ha ritenuto che è assolutamente essenziale intervenire prendendo esempio da alcune esperienze europee di notevole successo nella costruzione di sistemi integrati volti a soddisfare una domanda sempre più crescente di servizi qualificati alla persona.
Durante i lavoro è emerso che gli esempi più interessanti provengono da Francia, Belgio, Regno Unito dove sono stati sperimentati con successo programmi centrati sull'uso dei “buoni lavoro”.
Il “buono lavoro” consiste in un titolo di pagamento emesso da una società autorizzata che permette all'utente di regolare - con un aiuto finanziario da parte dello Stato - la prestazione di opere o servizi alla persona.
Segnaliamo l'esperienza della Francia per l'aspetto innovativo di questo sistema che prevede robuste deduzioni fiscali che rendono conveniente per l'impresa l'uso dei “buoni lavoro”, analoga ai “buoni pasto”. In tal modo si amplia il numero dei soggetti che partecipano al finanziamento dei Servizi alla Persona e si risponde all'esigenza dei lavoratori/lavoratrici di conciliare la loro attività professionale con le cure famigliari.
Per la provincia di Modena, se l'Italia adottasse questa procedura, sarebbe fantastico! Il tema della conciliazione lavoro-famiglia ha infatti già visto la firma di un Protocollo da parte di tutte le Associazioni datoriali e sindacali.
A conclusione vogliamo dare conto della Carta Europea dei Servizi alla persona, approvata e sottoscritta da tutti i Paesi partecipanti alla Conferenza Europea del 14 e 15 ottobre 2009. Per questo riportiamo il testo integrale .


CARTA EUROPEA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

Visto l'invecchiamento della popolazione e la crescita del lavoro femminile, in tutti i paesi Europei vi è un aumento del fabbisogno di servizi alla persona, servizi sempre più disparati, ossia per l'infanzia, per l'assistenza alle famiglie o alle persone anziane. Mentre i servizi di base si arricchiscono di nuove funzioni, appaiono nuovi servizi, erogati sia dal settore pubblico, dal settore profit e no profit , come dalle persone impiegate direttamente dalle famiglie. Oggi, questo settore rappresenta circa il 3% dell'occupazione europea.
Più specificamente, le tendenze europee in materia di fabbisogni socio-demografici e di evoluzione della società si manifestano nei seguenti modi:
- un aumento di 9 milioni di persone di età superiore a 80 anni nei prossimi 15 anni;
- una trasformazione delle forme tradizionali di famiglia;
- una diffusione generale dell'occupazione femminile;
- il riconoscimento dello stress come malattia professionale;
- la necessità di una presa in carico forte e equa dei bambini nella prima infanzia da parte della società.
Queste tendenze produrranno una crescita significativa dei fabbisogni e della domanda di servizi nei paesi europei.
In questo contesto, i servizi alla persona assumeranno un ruolo crescente, in quanto settore a forte potenziale occupazionale, fattore di lotta contro il lavoro non dichiarato e risposta adatta alla domanda corrispondente ai suddetti fattori socio-demografici.
Le sfide del suo sviluppo riguardano quindi la qualificazione professionale, le innovazioni sociali e tecnologiche, e richiedono un'organizzazione maggiormente strutturata di questo settore.
Le rappresentazioni e le concezioni nazionali, spesso diverse, di questo particolare settore di attività, convergono oggi verso sistemi di incentivi fiscali e sociali, verso un allargamento degli operatori oltre ai servizi statali, degli enti locali e delle associazioni (per dare un ruolo sempre più importante alla alle imprese e a grandi operatori del terzo settore) e, infine, verso un riconoscimento della sua importanza che giustifica la sua rappresentazione a livello europeo.
Quindi il momento è maturo per promuovere un ravvicinamento degli attori europei, le organizzazioni maggiormente strutturate, scambi più intensi, l'attuazione di azioni comuni di fronte alle sfide (la fiscalità per esempio), una presenza maggiormente riconosciuta nell'ambito dell'Unione europea e presso la Commissione Europea.
Si osservano già trasferimenti di progetti da un paese all'altro, nell'ambito di progetti o think tanks europei.

Tale convergenza trova naturalmente spazio nell'ambito dell'evoluzione della strategia di Lisbona: il primo Incontro Europeo sui Servizi alla Persona, organizzato a Parigi nel mese di novembre 2008 nel quadro della Presidenza Francese dell'Unione Europea ha dimostrato:
- che i servizi alla persona contengono un potenziale enorme di creazione occupazionale;
- che costituiscono una leva per l'uguaglianza tra uomini e donne, per migliori condizioni di vita e di lavoro e per un maggior equilibrio tra vita familiare e professionale.
- Che devono in futuro diventare un settore con maggiore qualificazione, innovazione e valorizzazione della conoscenza.

Di fronte a queste sfide, i firmatari della presente carta:
- autorità pubbliche competenti (nazionali o regionali);
- grandi operatori e confederazioni di associazioni;
- reti di enti locali;
- associazioni di utenti.

Intendono:
- promuovere il riconoscimento del ruolo dei servizi alla persona in una dinamica economica europea;
- facilitare la sua rappresentazione presso la Commissione Europea;
- contribuire ala strutturazione di questo settore a livello europeo.


Foto: Roberto Brancolini www.brancolini.com


Le Consigliere di Parità
(D.M. 20-03-2006 G.U. n.76 del 31-03-2006)
Provincia di Modena Servizio Politiche del Lavoro  
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Nella foto in alto: Silvia Manicardi, Presidente della Giuria del Premio, il Prefetto Dr.ssa Giuseppina Di Rosa, Mirella Freni, Catia Allegretti Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile di Modena, l’Assessore Palma Costi, l’Avv. Mirella Guicciardi.

 

 
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